Si riparte. Emendamenti, minacce al governo, papiri fuori contesto: la destra sembra fare di tutto, per evitare l’approvazione Ius Scholae.
La posizione della destra è più che chiara a tutti. La corrente politica sta giocando tutte le sue armi, nel tentativo di mettere i bastoni tra le ruote all’emendamento governativo, pertinente la concessione di cittadinanza a tutti quei soggetti giunti in Italia da bambini, o nati sul territorio italiano da genitori stranieri. Riguardo i partiti di destra, per Fratelli d’Italia e Lega, la cittadinanza rappresenterebbe un privilegio, e qualcosa che “va sudato”. Insomma, bisognerebbe guadagnarsela! Parola di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Il problema, si diceva, sta all’origine: guardare a quello che dovrebbe essere un diritto, come a un favore, una concessione.
“Io sono nata con la cittadinanza italiana, non ho fatto alcuno sforzo per meritarmela. Perché allora un’altra persona nata e cresciuta in Italia, esattamente come me, deve dimostrare di essere italiana solamente perché i suoi genitori hanno una cittadinanza straniera?”
Un ostruzionismo belligerante
Nel 2017, è naufragata in Senato la proposta di legge sullo Ius Soli, che avrebbe dovuto concedere la cittadinanza a tutti coloro che erano nati entro il territorio italiano. E mentre se ne discuteva, Salvini si era lasciato scappare un chiaro commento: “La cittadinanza non è un biglietto al luna park, il viaggio gratis in autoscontro. È una scelta matura e consapevole, è la fine di un percorso: a 18 anni puoi decidere se la cultura e il Paese che ti ospita saranno i tuoi”. Un percorso che però se nasci da italiani all’estero, anche senza aver mai messo piede in Italia, senza parlare la lingua o conoscere la cultura, non devi fare: la cittadinanza ti viene comunque riconosciuta. Quel privilegio e quel merito a cui la destra lega la cittadinanza, quindi, passa per il sangue. Che deve essere rigorosamente italiano.